Arriva il momento dell'amarcord anche per i teutonici Assassin, una delle tante bands che ha vissuto negli anni '80 il proprio momento di "gloria" in piena epopea thrash metal prima di subire il furto della strumentazione con conseguente scioglimento.
Dopo la reunion del 2002 la band di Dusseldorf ha dato alle stampe due pessimi album, l'ultimo dei quali qualche mese fa ed ora grazie al recente deal con la Steamhammer ecco uscire sugli scaffali questo Chronicles of Resistance, cofanetto che racchiude le prime due introvabili uscite dei tedeschi: The Upcoming Terror (1986) e Interstellar Experience (1988) rimasterizzate per l'occasione e con l'aggiunta di quattro bonus tracks, le versioni live di Assassin e Baka (estratte da un live dei tedeschi ad Osaka nel 2010) nel primo disco, le inedite Strange World e Low Intensity Warfare (cover dei Casbah) nel secondo.
Per quanto una rivalutazione di due lavori andati quasi persi, risalenti al periodo di maggior splendore della scena thrash sia tutto sommato un'operazione gradita ai più, Gonnella e soci non si sono mai distinti per un suono particolarmente entusiasmante. Decisamente meglio il primo lavoro, quel The Upcoming Terror interessante concentrato di metal teutonico ancora acerbo ma affascinante; influenzato più dal metal della Bay Area, tanto per la voce che rifà il verso all'Hetfield di Kill 'em All quanto per il riffing tagliente e veloce, l'album regala alcuni brani degni di nota come l'autoreferenziale Assassin (cavallo di battaglia live), Holy Terror o la rocciosa Fight (To Stop the Tyranny).
Decisamente meno riuscito il secondo lavoro, quell'Interstellar Experience meno incontaminato rispetto al predecessore, più "maturo" da un punto di vista tecnico e forse proprio per questo meno riuscito.
I brani di questo lavoro sono più rocciosi e dotati di un'appeal maggiormente "europeo" in un periodo in cui la scena teutonica iniziava a farsi sentire.
Per quanto brani come A.G.D. siano dotati del giusto taglio, l'album scivola via piuttosto anonimo perdendosi nell'anonimato di Junkfood e nell'ingenua sperimentazione della title-track.
Il voto di cui sopra è insomma la logica risultante della qualità dei due album, ovvero di uno interessante (il primo) ed uno decisamene trascurabile (il secondo) che vanno a rappresentare la prima parte della storia di una band, che con le ultime due uscite ha dimostrato di non avere i numeri giusti.
Un acquisto comunque consigliato a tutti gli amanti del buon sano thrash metal vecchia maniera.
(www.headbang.it)