€ 0,00
Il carrello è vuoto
Titoli in Preordine - musica Black Metal e Dark estrema
Black Vinyl in sleeve + Insert & A2 Poster
LTD to 150 copies worldwide
4 panels digipak + 16 pages booklet
Emerging from the spectral wilderness of Northern Finland — following the labyrinthine voices rising from totemic depths and guided by the Fire from Beyond — Unfyros channels a force born of darkness, solitude, and the pursuit of transcendence. Formed in Oulu in 2018 by Anti Ittna H. (formerly in Dolorian, Hexvessel and many more), the band has since evolved into a trio with Nox Vector (drums) and T. Von Kollaja (bass) — a three-edged dagger forged in shadow.
Drawing from the depths of Northern Ostrobothnia and driven by the beckoning, mind-possessing androgynous entity of unfathomable dimensions, Unfyros emerges from the solitude of the remote icy expanse — torn open by the emanations of the Knot of the Night — to unveil its second full-length album, Star Blood.
• Hellish jazz-inflected metal
• Features virtuoso bass playing split between Damon Good (Mournful Congregation, Stargazer, Cauldron Black Ram), and Ben Ricci
• Drums by Dylan Marks, Atheist live drummer
• For fans of Stargazer, Pestilence, Chthe’ilist, Morbid Angel, Immolation, The Chasm, Aenigmatum, Atheist, Timeghoul
Hailing from the atmospheric landscapes of Iceland, Gísli Gunnarsson is a visionary composer and multi-instrumentalist whose artistry transcends boundaries. Remaining rooted in modern classical, his music draws inspiration from various other genres such as post-rock, black metal, and shoegaze.
Gunnarsson’s newest record ‘Úr Öskunni’ is full of contrasts and represents a recent chapter in the composer’s life. Iceland’s raw beauty is an awe-inspiring to the eye, but the forces that shaped the island remain a real peril for the inhabitants
Crowned by the masterful artwork of Daniele Valeriani (Behemoth, Candlemass, Mayhem, Dark Funeral, Triptykon) and sonically woven into perfection by Christoph Brandes // Iguana Studios (The Spirit, Imperium Dekadenz, Necrophagist), the album rises as a tempest—raw, relentless, and animalistic in its intensity.
Julinko, nome d’arte di Giulia Parin Zecchin, è da tempo uno dei segreti meglio custoditi della scena sperimentale del nord-est italiano, con tre dischi che hanno contribuito a definire la sua inconfondibile mescolanza di heavy psychedelia, slowcore e dark ambient. In Naebula ciò che colpisce davvero è la potenza e l’intensità della sua voce, un’arma di forza innegabile, capace di trasformarsi in un mezzo di fervore grezzo o librarsi con grazia in un delicato lamento. Il suo approccio non convenzionale risplende in brani come ‘Jeanne De Rien’, dove una cadenza ritmica da marcia funge da colonna sonora portante per un lungo mantra che sfiora quasi il territorio del powpow. ‘Peace Of The Unsaid’ sfrutta la propria struttura aritmica per creare spazio, un’ode notturna e crepuscolare che raggiunge le vette della forza intima di Sinéad O’Connor, pur mantenendo una dolce compostezza. Che si tratti di urla glaciali e assassine o di una vitalità dal tono quasi gospel, brani come ‘Cloudmachine’ o ‘Kiss The Lion’s Tongue’ sembrano attingere tanto alla tradizione del minimalismo europeo, con l’uso dei droni e della ripetizione, quanto a quella dei canti popolari come inni, dove armonie modali cedono il passo a un’ apparente stasi. Un altro elemento chiave nella scrittura di Julinko è la fusione impeccabile fra il suo approccio minimalista e quelle trame dense ereditate da un lontano retaggio di outsider metal, un noir lynchiano spinto all’estremo o esorcismi senza parole attraversati da correnti profonde.
Scritto e interpretato interamente da Julinko, ‘Naebula’ dispiega e avvolge i suoi incantesimi in spirali sonore creando la colonna sonora perfetta per ossessione, desiderio e contemplazione, un mondo abitato da grandi come Meredith Monk, Diamanda Galás e Jarboe, artiste diverse ma tutte guidate dalla ricerca della più pura e cristallina forma di catarsi.
Julinko, nome d’arte di Giulia Parin Zecchin, è da tempo uno dei segreti meglio custoditi della scena sperimentale del nord-est italiano, con tre dischi che hanno contribuito a definire la sua inconfondibile mescolanza di heavy psychedelia, slowcore e dark ambient. In Naebula ciò che colpisce davvero è la potenza e l’intensità della sua voce, un’arma di forza innegabile, capace di trasformarsi in un mezzo di fervore grezzo o librarsi con grazia in un delicato lamento. Il suo approccio non convenzionale risplende in brani come ‘Jeanne De Rien’, dove una cadenza ritmica da marcia funge da colonna sonora portante per un lungo mantra che sfiora quasi il territorio del powpow. ‘Peace Of The Unsaid’ sfrutta la propria struttura aritmica per creare spazio, un’ode notturna e crepuscolare che raggiunge le vette della forza intima di Sinéad O’Connor, pur mantenendo una dolce compostezza. Che si tratti di urla glaciali e assassine o di una vitalità dal tono quasi gospel, brani come ‘Cloudmachine’ o ‘Kiss The Lion’s Tongue’ sembrano attingere tanto alla tradizione del minimalismo europeo, con l’uso dei droni e della ripetizione, quanto a quella dei canti popolari come inni, dove armonie modali cedono il passo a un’ apparente stasi. Un altro elemento chiave nella scrittura di Julinko è la fusione impeccabile fra il suo approccio minimalista e quelle trame dense ereditate da un lontano retaggio di outsider metal, un noir lynchiano spinto all’estremo o esorcismi senza parole attraversati da correnti profonde.
Scritto e interpretato interamente da Julinko, ‘Naebula’ dispiega e avvolge i suoi incantesimi in spirali sonore creando la colonna sonora perfetta per ossessione, desiderio e contemplazione, un mondo abitato da grandi come Meredith Monk, Diamanda Galás e Jarboe, artiste diverse ma tutte guidate dalla ricerca della più pura e cristallina forma di catarsi.
Julinko, nome d’arte di Giulia Parin Zecchin, è da tempo uno dei segreti meglio custoditi della scena sperimentale del nord-est italiano, con tre dischi che hanno contribuito a definire la sua inconfondibile mescolanza di heavy psychedelia, slowcore e dark ambient. In Naebula ciò che colpisce davvero è la potenza e l’intensità della sua voce, un’arma di forza innegabile, capace di trasformarsi in un mezzo di fervore grezzo o librarsi con grazia in un delicato lamento. Il suo approccio non convenzionale risplende in brani come ‘Jeanne De Rien’, dove una cadenza ritmica da marcia funge da colonna sonora portante per un lungo mantra che sfiora quasi il territorio del powpow. ‘Peace Of The Unsaid’ sfrutta la propria struttura aritmica per creare spazio, un’ode notturna e crepuscolare che raggiunge le vette della forza intima di Sinéad O’Connor, pur mantenendo una dolce compostezza. Che si tratti di urla glaciali e assassine o di una vitalità dal tono quasi gospel, brani come ‘Cloudmachine’ o ‘Kiss The Lion’s Tongue’ sembrano attingere tanto alla tradizione del minimalismo europeo, con l’uso dei droni e della ripetizione, quanto a quella dei canti popolari come inni, dove armonie modali cedono il passo a un’ apparente stasi. Un altro elemento chiave nella scrittura di Julinko è la fusione impeccabile fra il suo approccio minimalista e quelle trame dense ereditate da un lontano retaggio di outsider metal, un noir lynchiano spinto all’estremo o esorcismi senza parole attraversati da correnti profonde.
Scritto e interpretato interamente da Julinko, ‘Naebula’ dispiega e avvolge i suoi incantesimi in spirali sonore creando la colonna sonora perfetta per ossessione, desiderio e contemplazione, un mondo abitato da grandi come Meredith Monk, Diamanda Galás e Jarboe, artiste diverse ma tutte guidate dalla ricerca della più pura e cristallina forma di catarsi.
orange vinyl + double sided insert
Dare we say, England's own Sacred Son's 4th full length is his most complex and daring work to date! Don't be fooled by the tongue-in-cheek artwork, this one is heavy, slow, fast, dark and brooding and takes you on an incredible ride of doom-ish black metal, stranding on fantastic dark and raw ambient passages to stitch it all together.